L’edificio VillaLaura mostra l’epigrafe disposta sulla pietra della fronte ovest della facciata a ricordo del 1904 quale termine del cantiere di questa costruzione romantica dai tratti francesizzanti di un liberty alla scoperta dell’Italia. Una tipologia sperimentata, questa, nell’ottocento che, dalla costa azzurra si appropria dell’arco ligure del ponente, nutrita dai prestiti culturali di Charles Garnier: architetto del Casino a Montecarlo, (e dell’Operà, a Parigi) che risiedeva a Bordighera, in villa con torretta sul mare.
DonnaLaura, figlia di Erminio Lalatta, sposa l’architetto , ingegner Biondi da cui ha il figlio, ingegner Erminio che, militare, ritornava dalla Russia per morirne dopo pochi anni. Ella, così, proseguiva sola nella sua casa di Eia, con l’ausilio di una fedele servente e con la soddisfazione di aver superato mille perigli. Il Marito, sopraffatto da debiti di gioco e dall’uso sconsiderato del danaro, si riduceva la dote di Laura, il podere, con il conseguente avvicinamento dei confini alla villa. Una lotta perenne, patita quotidianamente. Comunque alla sua dipartita, la nuda proprietà esisteva ancora e perveniva, in parti uguali, ai due pronipoti che, dopo un lungo duello giudiziario, sorteggiavano il bene che nel frattempo ruinava e cedeva al tempo, ai furti e, peggio, ai vandali.
La buona sorte attribuiva a me stesso la proprietà della villa, ora restaurata, col parco arricchito, come di dovere, da una montagnola e da un laghetto. E, forse, dalla ghiacciaia di rito. Il restauro, che ha seguito la gentile logica del ripristino, è stato eseguito magistralmente dal 2014 al 2016 grazie anche ai finanziamenti ricevuti dalla Regione. Tutto oramai ricostruito dalla capacità di mia figlia Isotta, architetto. Un bene fruibile da tutti voi che mi leggete e ponete attenzione a questa veridica storia. Che finisce bene. Una storia in ricordo della prozia. Con la mia convinzione di aver fatto la cosa giusta al momento giusto.
Il pronipote, Aurelio Cortesi, architetto.
Com’era un tempo e com’è oggi.